L’unità della discordia 

da Il Sole 24 ore del 2.11.98

Al settimo anno la separazione consensuale potrebbe andare in crisi. È già da un po’ di mesi, infatti, che le due confederazioni dei liberi professionisti, la Consilp e la Confedertecnica, stanno studiando termini e modi per riunirsi ancora, come era stato dal ’66 al ’92, sotto un’unica sigla. Un apposito gruppo di lavoro, assicura la Consilp, sta stringendo i tempi per predisporre il nuovo statuto. Ma sulla via della casa comune ci sono alcuni ostacoli da superare.
In primo luogo c’è il problema della rappresentanza, lo stesso che a suo tempo causò la frattura tra le due confederazioni. C’è chi vorrebbe attribuire un voto per ogni categoria e chi, invece, ne vorrebbe attribuire uno per ciascun sindacato aderente.
In secondo luogo c’è chi vorrebbe dividere la nuova costruzione in tre grandi aree (una sanitaria, una economica e una giuridica) e chi, al contrario, pensa che ciò possa vanificare il processo di riunificazione e propone di conseguenza un centro decisionale unico pur garantendo, soprattutto per le professioni tecniche, un’unità di coordinamento sulle tematiche specifiche di settore.
Ma almeno sul fronte Consilp c’è una decisa volontà di superare questi ostacoli. L’obiettivo è infatti quello di creare un organismo di rappresentanza delle libere professioni più forte degli attuali e, soprattutto, maggiormente rappresentativo.
Si tratta di un’esigenza avvertita comunque anche in corso di separazione, visto che tra la Consilp-Confprofessioni e la Confedertecnica esiste già da tempo un protocollo di intesa su alcune iniziative di carattere unitario. Insieme, poi, il 12 febbraio scorso le due confederazioni hanno firmato l’accordo nazionale per il contratto di formazione lavoro dei dipendenti degli studi professionali. E, sempre insieme, il 30 luglio di quest’anno Consilp e Confedertecnica hanno sottoscritto un accordo nazionale per la disciplina del lavoro interinale e per l’apprendistato.  Una delle principali conseguenze della riunificazione, se gli ostacoli saranno davvero superati, sarà la sottoscrizione di un unico contratto collettivo di lavoro per i dipendenti degli studi professionali. Si tratterà in pratica di livellare ed equiparare le retribuzioni corrisposte mantenendo però inalterati gli attuali profili e le particolarità proprie sia delle professioni tecniche sia di quelle economico-giuridiche.
Una volta costruita, la nuova casa comune darà ospitalità a 16 associazioni sindacali che attualmente aderiscono alle due Confederazioni. Tredici, per il momento, le categorie rappresentate:
architetti, geometri, agronomi, geologi, periti industriali, dottori commercialisti, avvocati, medici, ragionieri, consulenti del lavoro, revisori contabili, biologi e notai.
M.Pe.