| Lettera
di Diliberto, sì delle toghe
da Il Corriere della sera del 2.11.98
G. Ga.
ROMA - Un gesto insolito, irrituale. Ma apprezzabile, soprattutto per
la carica distensiva che aveva dentro. La lettera personale che il neoministro
della Giustizia Oliviero Diliberto ha cominciato a spedire a tutti i magistrati
italiani sembra proprio aver incontrato il gradimento della categoria.
Il ministro si era presentato «senza alcuna formalità»,
assicurando di volersi impegnare «in prima persona» per tutelare
l’autonomia e l’indipendenza della magistratura.
Plaudono dunque i rappresentati delle correnti dell’Associazione nazionale
magistrati, spaccati sabato sulla nomina del nuovo presidente, uniti adesso
nel condividere l’iniziativa di Diliberto. «E' una lettera apprezzabile
nel contenuto e nel metodo, certamente inusuale, ma condivisibile»,
commenta l’ex presidente dell’Anm Elena Paciotti. Che però aggiunge:
«Il mezzo è insolito ma accettabile finché si limita
a un caso isolato, diventerebbe discutibile se divenisse prassi. Del resto
il contenuto è condivisibile, anche se non nuovo». E conclude,
ironica: «E' la prima volta che un ministro ha una simile iniziativa
e temo che sarà anche l’ultima, perché se tutti i magistrati
si mettessero a rispondergli...».
La lettera del ministro piace anche al presidente dimissionario dell’Anm
Mario Almerighi: «Condivido parola per parola quanto scritto dal
ministro ai magistrati, e ritengo che l’iniziativa abbia un profondo significato
di rilancio di una corretta cultura istituzionale».
Un’iniziativa «utile e apprezzabile» per il segretario
di Magistratura democratica Vittorio Borraccetti, che condivide l’invito
alla sobrietà: «Mi piace il termine scelto, perché
ritengo che i magistrati più che riservati debbano essere sobri,
fermo restando il diritto di manifestare le proprie opinioni».
Un coro di consensi, al quale si uniscono pure il segretario di Unicost,
Marconi e il segretario generale dell’Anm Paolo Giordano che condivide
il pensiero di Diliberto. Anche se, spiega «tutto sommato non dice
nulla di nuovo. Si tratta comunque di un positivo segnale di rasserenamento».
Sarcastici invece gli avvocati, che non hanno ricevuto posta dal ministero:
«Speriamo che Diliberto ci mandi almeno una cartolina», dice
il presidente dell’Unione delle camere penali, Giuseppe Frigo. Ricordano
di aver spedito al ministro, proprio il giorno del suo insediamento, un
telegramma con il quale gli chiedeva un incontro per discutere i problemi
della categoria.
Telegramma che per il momento è ancora senza risposta.
«Quanto al contenuto della lettera - spiega Frigo - non si può
non condividere l’ovvia esigenza che in tema di giustizia sia dato a ciascuno
il suo. Ma deve anche essere chiaro che sobrietà e riserbo sono
condizioni necessarie e tuttavia non sufficienti a raggiungere tale risultato,
poiché talora consentono intrusioni di una sfera nell’altra molto
più gravi di quelle urlate sui giornali o alla televisione».
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