Nei sequestri di persona pericoli dal troppo rigore 

da Il Sole 24 ore del 2.10.98

ROMA — La legge sul blocco dei beni delle famiglie dei sequestrati può essere resa più flessibile con «l’introduzione di un’altra ipotesi di pagamento autorizzato dal giudice». Pier Luigi Vigna, procuratore nazionale della Direzione antimafia, scende in campo — in un’intervista a «Guida al Diritto», il settimanale di informazione giuridica del Sole-24 Ore -
 con una nuova proposta sui sequestri di persona. Secondo Vigna, che nel ’91 sostenne con forza la necessità del blocco dei beni, con il provvedimento «si è ottenuto un risultato importante ma alcune volte non si è creato un clima di fiducia e collaborazione tra familiari e investigatori».
La malavita organizzata e la criminalità — spiega Vigna nel numero di «Guida al Diritto» in distribuzione la prossima settimana — modificano continuamente le strategie e lo Stato non può rimanere fermo. Anche il blocco dei beni, per non essere aggirato e restare controllato dalla magistratura, deve diventare più flessibile almeno quando il pagamento del riscatto appare indispensabile per la liberazione dell’ostaggio, sempre che non sia recata offesa alla sua incolumità. Ma l’innovazione, aggiunge, va accompagnata da altre misure come la collocazione del reato tra quelli contro la persona e non più contro il patrimonio e da una nuova formula più restrittiva sull’impunità dei familiari che non collaborano alle indagini.  Come arrivare allo sblocco dei beni? «Il Gip — spiega il procuratore —oppure un apposito organismo collegiale, nel valutare il risultato delle indagini e rendendosi conto che esse sono completamente mute e senza alcuna possibilità per la liberazione del sequestrato, potrebbe sbloccare i beni della famiglia e disporre il pagamento del riscatto». E un nuovo ruolo tocca anche alla Direzione nazionale Antimafia: «Durante i sequestri bisogna scavare nei patrimoni dei fiancheggiatori dei capi delle organizzazioni, quasi sempre latitanti. Da tempo abbiamo individuato nella parte patrimoniale la principale pista delle indagini contro la malavita organizzata. Arrestiamo migliaia di persone ma le organizzazioni mafiose restano in piedi lo stesso, proprio per la forza economica di cui dispongono».
La strategia contro la criminalità deve dunque essere adeguata. La repressione, dice Vigna, deve essere coniugata con altri interventi dello Stato nelle zone ad alta presenza criminale, per far capire che la legalità conviene a chi esercita attività di impresa. «Ma bisogna far funzionare i processi in tempi rapidi. È questa la riforma delle riforme della giustizia».
N.T.