Tangentopoli,
l’amnistia è più vicina
da La Stampa del 2.9.98
ROMA. Sarà un’amnistia a chiudere la dolente pagina di Tangentopoli,
dopo una “sessione speciale” del Parlamento che vari, dopo la Finanziaria,
i necessari provvedimenti anticorruzione? Il vicepresidente del Consiglio
Walter Veltroni, che ieri aveva lanciato velatamente la proposta in un’intervista
all’ Unità , incassato anche il consenso del procuratore aggiunto
di Milano Gerardo D’Ambrosio, fa capire che proprio questo potrebbe essere
l’esito finale del percorso da lui delineato.
Veltroni non lo dice chiaramente: “Non entro nel merito e non voglio
dare indicazioni - risponde ai cronisti in margine alla festa dell’Udr
a Telese -. Dico solo: prima si devono varare queste norme, poi la classe
politica sarà abilitata ad affrontare i temi del passato”. Ma la
strategia del governo a questo punto, dopo il discorso del ministro Flick
e dopo il colloquio fra Massimo D’Alema e Luciano Violante, parrebbe proprio
essere questa.
Una linea che, affossata la Bicamerale e messa da parte la discussa
commissione d’inchiesta su Tangentopoli, dovrebbe far tirare un sospiro
di sollievo a Silvio Berlusconi. E contribuire a riaprire quel dialogo
col Polo che pareva ormai compromesso proprio dalle feroci polemiche sulla
giustizia.
Di “base per riaprire il dialogo” parlava del resto esplicitamente
lo stesso Veltroni nell’intervista: “Cosa deve fare una classe dirigente
che ha conosciuto la tragedia di Tangentopoli? - si chiedeva -. Dire agli
italiani: abbiamo appreso delle lezioni che adesso trasformiamo in un corpo
di norme contro la corruzione. E quindi, dopo la Finanziaria, si dedicano
due settimane all’approvazione di queste norme, peraltro già all’esame.
Fatto questo, si affronti con maggior libertà e coraggio il modo
di uscire da Tangentopoli”.
Una proposta che è piaciuta a D’Ambrosio e, verosimilmente,
all’intero pool di Milano. “Certo che sono soddisfatto, se si inizia a
discutere in Parlamento di norme contro la corruzione vuol dire che si
è fatto un passo avanti gigantesco. Fino a ora, tranne la
legge Merloni sugli appalti, non era stato fatto quasi nulla”, commenta
il magistrato. Parole che Veltroni considera “un importante fatto politico,
perché provengono proprio da chi è stato impegnato in prima
persona in questa battaglia”. Una soluzione che “può sbloccare”,
un segnale dal palazzo di Giustizia di Milano che “fa sperare”, aggiunge
il vicepresidente del Consiglio. Quanto al ministro Flick, proprio
l’altra sera ha rilanciato l’azione del governo sulla giustizia, parlando
dei molti provvedimenti già approvati (anche se ancora non se ne
vede l’effetto) e annunciando che “nel prossimo documento sulla programmazione
economica, l’obiettivo giustizia verrà posto allo stesso livello
dell’obiettivo occupazione, come questione necessaria per affrontare la
crisi nel Mezzogiorno”. Sulla sessione speciale del Parlamento dedicata
alle molte questioni ancora aperte, non solo alle norme anticorruzione
- poi - Flick non si era affatto detto contrario, anche se non lo ritiene
essenziale: “Il vero problema non è se affrontarli con una sessione
speciale o col lavoro delle commisioni”, ha spiegato, augurandosi che anche
sulla separazione delle funzioni, sulle “pagelle” ai magistrati e su altri
nodi si possa al più presto raggiungere un consenso. Nella maggioranza
e magari anche con l’opposizione.
Una sessione speciale, magari preparata prima dalle commissioni, darebbe
certo più enfasi al dialogo. E pare che anche di questo abbiano
parlato D’Alema e Violante, che si sono incontrati lunedì a Botteghe
Oscure.
Dalla Sardegna, intanto, Berlusconi sulla giustizia lancia la blanda
idea di una “giornata di riflessione”, una sorta di convegno-seminario
autunnale che metta a fuoco tutte le questioni più urgenti. Mentre
su fisco e occupazione annuncia una grande manifestazione a Roma, probabilmente
sabato 3 ottobre. Il leader del Polo ha riunito ieri nella sua villa sarda
i fedelissimi, da Gianni Letta a Paolo Bonaiuti, da Pisanu e La Loggia
a Scaloja, Azzolini, Tajani. Tutti, tranne il vicepresidente della Camera,
Alfredo Biondi, nonché membro dell’ufficio di presidenza di Fi,
che infatti se la prende a male. “Trovo strano che non abbia invitato anche
me, che fra l’altro mi trovo in Sardegna”, dice risentito.
Maria Grazia Bruzzone
|