Diliberto
sta studiando nuove norme per garantire la “continuità” dei collegi
giudicanti
da Il Messaggero del 30.1.99
di ANTONIO DE FLORIO
ROMA - Arriva il giudice supplente anche per i tribunali: se uno dei
componenti del collegio cambia non sarà più necessario rifare
il processo, risentendo le testimonianze «essenziali». Con
questa nuova figura, già presente nelle Corti d’assise attraverso
i giudici popolari supplenti, il ministro di Giustizia Oliviero Diliberto
corre ai ripari, dopo la sentenza della Cassazione con cui è stato
ribadito il principio della necessità di rinnovare il dibattimento
per i testi «essenziali», nel caso in cui uno dei componenti
del collegio giudicante cambi.
Il primo a lanciare il grido l’allarme sugli effetti della sentenza
della Suprema corte era stato il procuratore di Palermo, con non poche
polemiche. Ieri Giancarlo Caselli ha aggiustato il tiro: «La Cassazione
fa il suo dovere - ha spiegato a un convegno di Magistratura democratica
- ma il problema è grave e io, come magistrato, non posso che segnalare
la situazione a chi di dovere affinchè eventualmente apporti rimedi,
se esistono».
Caselli ha insistito anche su un’altra sentenza della Cassazione, quella
di giugno, con cui viene indicata la competenza delle Corti d’assise e
non dei tribunali per i reati che prevedono una pena superiore ai 24 anni
di reclusione. «In caso di rapine ed estorsioni - ha aggiunto il
procuratore di Palermo - la conseguenza è la scarcerazione per scadenza
dei termini a causa dell’allungamento dei tempi dei processi; su questo
problema bisogna riflettere e vedere se ci sono rimedi». Intanto
il Viminale ha annunciato 5.000 nuove assunzioni in tre anni di personale
civile, proprio per liberare gli agenti oggi impegnati negli uffici e impiegarli
nella lotta alla criminalità.
Il procuratore del capoluogo siciliano ha chiarito con un esempio il
collegamento tra i due pronunciamenti della Suprema corte: «Le estorsioni
sono un problema non solo di Palermo ma di tutto il paese. I commercianti
hanno paura nel denunciarle, c’è l’omertà e le indagini sono
difficili. La novità è che a Palermo qualcuno ha cominciato
a parlare. Se, chi è stato arrestato torna in libertà per
decorrenza dei termini o se l’estorto deve nuovamente essere ascoltato,
è difficile per la vittima parlare quando l’estorsore è libero
e sotto casa, sera e mattina».
Caselli ha anche parlato della «pericolosità» del
«super 513» da inserire nella Costituzione. Stabilire il divieto
di condanna, secondo il magistrato, in caso di silenzio in dibattimento
di chi ha reso dichiarazioni accusatorie durante le indagini preliminari
significa attivare un «meccanismo che può risultare pericoloso,
perché può far esplodere la tentazione per l’inquisito di
intervenire sul testimone con ogni mezzo».
Il ministro Diliberto risponde indirettamente a Caselli in un altro
convegno, quello sul notariato: «Le sentenze - dice - comprese quelle
della Cassazione, vanno rispettate e non commentate. Dove eventualmente
ci fossero degli effetti indesiderati bisogna intervenire su quelli».
Arriviamo così alla figura del giudice «supplente»
anche nei collegi dei tribunali e ai rimedi per evitare che il rifacimento
dei processi per estorsione e rapina aggravati davanti alle corti di assise
spalanchino le porte delle carceri a centinaia e centinaia di boss e soldati
mafiosi. Diliberto è molto cauto. Dice: «Siamo in piena attività
di studio. Stiamo anche monitorando, sul piano statistico, i processi.
Nel giro di qualche giorno daremo una risposta esauriente». Sarà
un unico decreto legge? «Ne avete parlato voi», replica il
ministro ai cronisti. Diliberto aggiunge che nei giorni scorsi ha incontrato
Caselli e discusso sui problemi «che si possono verificare».
Quante saranno le scarcerazioni, per effetto delle sentenze? Il ministro
risponde: «Non sappiamo ancora di che numero si possa parlare».
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