Milano,
Albi in campo sul nodo della vigilanza
da Il Sole 24 ore del 30.6.99
MILANO — Centinaia di telegrammi ai segretari di partito e ai deputati
e senatori della Commissione bicamerale per la riforma amministrativa:
con questa iniziativa il Comitato unitario delle professioni (Cup) di Milano
chiede lo stop al decreto legislativo sul riordino dei ministeri, nel quale
si prefigura il contestato passaggio di competenze in materia di vigilanza
sugli Ordini, con l’assegnazione di molte categorie alle Attività
produttive, in luogo dell’attuale riferimento al ministero della Giustizia.
I telegrammi — come annuncia un comunicato stampa diffuso ieri dall’Ordine
dei giornalisti della Lombardia — chiedono di bloccare il testo, defindendo
il decreto «un colpo di mano del Governo».
Il Governo, prosegue il testo trasmesso a Camera e Senato da una ventina
di Ordini e Collegi, «dopo le promesse elettorali, rifiuta oggi il
confronto con gli Ordini, i Collegi e il Cup. Riformare non significa abolire
né collocare le professioni sotto la vigilanza del nuovo ministero
delle attività produttive».Gli Ordini hanno ancora un futuro
— scrivono i vertici professionali milanesi — «se fanno rispettare
la deontologia e se fanno formazione continua, garantendo così prestazioni
elevate.
«La Ue non chiede di parificare i professionsiti alle imprese»,
argomenta il telegramma. «Il Governo non ha rispetto del lavoro professionale
che è anch’esso garantito dall’articolo 4 della Costituzione. Il
decreto depotenzia e vanifica il disegno di legge sulle professioni, noto
come progetto Mirone.»
Il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Franco Abruzzo,
ha inoltre ricordato che l’informazione è un diritto fondamentale:
«Questo diritto — ha detto Abruzzo — presuppone la presenza e l’attività
di giornalisti vincolati a una deontologia specifica e a un giudice disciplinare,
nonché a un esame di Stato, che ne accerti la preparazione, come
prevede l’articolo 33 della Costituzione».
N.T.
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