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Pietro agli avvocati «Lo sciopero? Un danno»
da Il Mattino del 30.6.99 Per Antonio Di Pietro lo sciopero di 24 giorni indetto dagli avvocati
per lo slittamento in Parlamento della discussione sul «giusto processo»
è «un modo sbagliato» di esprimere «una giusta
esigenza». Nella sua rubrica su «Oggi» il senatore del
Mugello sostiene che i penalisti «si lamentano giustamente per le
inefficienze della Giustizia ma poi loro stessi contribuiscono, con scioperi
di così lunga durata, a rendere ancora più inefficiente la
macchina giudiziaria. Vi sono delle professioni che, per loro natura, sono
di tale pubblica necessità che non possono essere interrotte».
Meglio sarebbe, sottolinea quindi Di Pietro, che «di fronte a legittime
esigenze quali sono quelle della riforma processuale per assicurare il
cosidetto giusto processo, siano adottate misure di lotta e di sollecitazione
dell'attenzione pubblica diverse dallo sciopero. È un'arma, questa,
che colpisce bersagli completamente diversi da quelli che si vogliono colpire».
«Per quanto mi riguarda - conclude Di Pietro - così come non
ho mai partecipato ad alcuno sciopero indetto dai magistrati quando ero
uno di loro (e l'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga ebbe
pubblicamente a lodarmi per questo) ora che sono avvocato non parteciperò
ad alcuno sciopero di tale categoria alla quale pure sono onorato di appartenere».
Ma quasi a rispondere a Di Pietro, ecco il parlamentare di An, Sergio Cola:
la protesta degli avvocati «è sacrosanta» - afferma
in una interpellanza al ministro Diliberto - e il Governo «deve intervenire
per sollecitare la Camera a prendere in esame al più presto le norme
sul giusto processo».
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