Carcere
dopo due condanne quando i reati sono gravi
da La Repubblica del 30.5.98
Ecco il piano antifughe di Flick e Napolitano
di LIANA MILELLA
ROMA - Carcere dopo una doppia sentenza di condanna per reati gravi
che possono far ipotizzare il pericolo di fuga. E ancora: il fermo come
misura temporanea e alternativa. Non basta: misure speciali di prevenzione
dopo una scarcerazione per decorrenza dei termini. E infine: una casistica
dettagliata per congelare i tempi di custodia, solo in caso di dibattimenti
complessi. Il piano anti-fughe del governo Prodi e dei ministri Napolitano
e Flick sta tutto qui. Almeno nella parte che, entro pochi giorni, dovrebbe
entrare a far parte di un disegno di legge. Poi ci sono i provvedimenti
amministrativi, ispirati alla filosofia che è indispensabile un
miglior collegamento tra magistratura e polizia. Procure generali e Cassazione
dovranno parlarsi, altrettanto dovranno fare la Suprema corte e la polizia.
Tra la direzione delle carceri, i magistrati e le forze dell’ordine il
legame - peraltro già previsto dalla legge - dovrà essere
continuo.
I tecnici erano al lavoro da martedì. Una riunione con il ministro
dell’Interno, Giorgio Napolitano, e il Guardasigilli, Giovanni Maria Flick,
aveva sortito un input chiaro: il pacchetto anti-fughe doveva essere pronto
nel giro di un paio di giorni, in tempo per la mozione di sfiducia alla
Camera. Così è stato. Tanto che il presidente del Consiglio,
Romano Prodi, ha avuto buon gioco a parlare di “direttive” del governo
“per impegnare gli uffici giudiziari a fornire sempre un quadro aggiornato
delle situazioni giuridiche di imputati e condannati”, naturalmente nei
casi “di maggior allarme sociale”. Siamo ai provvedimenti amministrativi,
quelli che si potrebbero considerare perfino scontati, che fanno parte
della stretta collaborazione tra magistratura e polizia. Non sarebbe fuggito
Licio Gelli se la Cassazione avesse avvisato in tempo che stava per emettere
la sentenza. Non sarebbe fuggito Pasquale Cuntrera se la direzione delle
carceri avvesse avvertito i giudici dell’ imminente scarcerazione di un
boss d’alto rango. Ma tant’è: entrambi i fatti sono avvenuti.
Non solo. Prodi - che alla Camera esprimeva fiducia ai due ministri messi
sotto accusa da Lega e Udr - ha fatto un riferimento chiarissimo al pacchetto
normativo. Al prossimo disegno di legge, perché su norme di questo
genere il ricorso al decreto sarebbe politicamente difficile. Da un lato,
dice Prodi, “al giudice può essere chiesta una rivalutazione delle
esigenze cautelari nei casi di condanne in secondo grado, fino all’ipotesi
di prevedere che il pericolo di fuga possa essere presunto fino a prova
contraria”. È la teoria del capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro,
che si fa strada. Presunzione di innocenza sì, ma dopo una doppia
sentenza di condanna, certezza della pena. E quindi: se uno viene condannato
per un reato grave sia in primo che in secondo grave scatta la presunzione
del pericolo di fuga. A meno che il tizio non dimostri di non poter fuggire,
viene messo in carcere. O quantomeno scatta un provvedimento di fermo.
La polizia può tenerlo sotto controllo.
Prodi dice infine: “Per prevenire il pericolo di fuga nei casi di scarcerazione
per decorso dei termini si sta pensando a istituti che evitino di vanificare
l’effetto, ma che assicurino un’efficace prevenzione”. Parliamo di misure
come l’obbligo quotidiano di firma e l’obbligo di soggiorno, sistemi che
forse avrebbero impedito a Gelli di svignarsela.
Da Prodi al ministro Napolitano che, in Transatlantico, fa un accenno
inequivoco al “computo o congelamento dei termini di custodia cautelare”.
Il governo, oltre a modificare l’articolo 307 del codice di procedura penale
(scarcerazione per decorrenza dei termini), pensa anche di ritoccare il
304 (sospensione dei termini di durata massima della custodia cautelare).
In particolare, laddove si parla di congelamento dei termini nei dibattimenti
complessi (è il caso di Cuntrera). Anziché lasciare
la valutazione alla discrezionalità della corte, il gove rno sarebbe
intenzionato a “tipizzare” la norma, cioè a prevedere una casistica
in modo da avere meno sorprese.
Naturalmente, ci sono sempre le norme esistenti da applicare:
come quella, ricordata ieri dal responsabile giustizia dei Ds Pietro
Folena, che riguarda le carceri. Secondo l’ordinamento penitenziario il
direttore deve informare anticipatamente il magistrato di sorveglianza
e il questore della scarcerazione. A Parma avrebbero dovuto farlo per Cuntrera.
E non lo hanno fatto.
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