Società ad hoc per gli Ordini
da Il Sole 24 ore del 30.11.99 ROMAGli Ordini professionali rilanciano sulle società ad hoc per gli iscritti agli Albi. Le proporrà venerdì all’assemblea dei presidenti il gruppo di lavoro del Cup — il comitato unitario delle professioni — che sta elaborando in questi giorni le contro-proposte alle indicazioni governative. «Il nodo delle società e dei soci di capitale — dice Giancarlo Laurini, vicepresidente Cup e responsabile del gruppo di lavoro — rappresenta il punto più ostico. Innanzitutto, infatti, c’è da chiedersi se ci siano effettivamente, e quali siano, le professioni che sentono il bisogno di soci di capitale. A me sembra che su questo punto si confonda la necessità di strutture (che si possono avere tramite società di servizi, che non forniscono prestazioni professionali) con le necessità dei professionisti. Dicendo, per di più, alle categorie: organizzatevi in questo modo e starete meglio». Agli Ordini, argomenta Laurini, risulta difficile accettare una richiesta simile. «La prestazione intellettuale — fa eco Gianni Boeri, presidente del Cup — è altra cosa dal fatto organizzativo». I cittadini — continua Laurini — hanno il diritto di chiedere agli Ordini «qualità delle prestazioni, correttezza deontologica, rigore nella selezione, vigilanza. Ma non si può sminuire il valore della riflessione che i professionisti stanno facendo sulle loro modalità organizzative». Dei soci di capitale, conclude Laurini, si vede essenzialmente «la potenziale pericolosità, mentre si fatica a intuirne i vantaggi». E da questa considerazione ha ripreso vigore l’idea di società professionali ad hoc, ispirata al modello francese. «Stiamo lavorando a un modello di società — illustra Laurini — che muove da quanto fu elaborato più di un anno fa dal Cup e dal Cnel, nella convinzione che con questa formula si possa rispondere al meglio alle esigenze di tutte le professioni». Nel modello francese i soci di capitale sarebbero esclusi, «ma potrebbe sempre restare il ricorso alle altre forme societarie, prevedendo per il loro utilizzo limiti ricavabili da quanto si dispone per le società professionali». Tuttavia, la proposta per le società, aggiungendosi alle richieste in materia di legge-quadro e tariffe («al di sotto dei minimi — argomenta Boeri — o c’è una prestazione scadente o si recupera su altri fronti») potrebbe lasciar pensare che le professioni stiano cercando di allungare i tempi della trattaiva con i Governo. Laurini è categorico: «No. Non c’è nessuna intenzione dilatoria. Anzi, sosteniamo la riforma e siamo a disposizione dei nostri interlocutori, il Governo e il Parlamento, per spiegare le nostre esigenze, così come abbiamo fatto finora. Del resto, i nostri princìpi e le nostre preoccupazioni sono compresi molto meglio ora di quanto non lo fossero un anno fa. Quando le contrapposizioni e le esasperazioni hanno portato allo scontro e probabilmente allontanato — quelle sì — le possibilità di condurre in porto la riforma». Mauro Meazza
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