La
Corte dei vizi di forma
da La Repubblica del 30.11.98
di GIORGIO BOCCA
Ai tempi di Corrado Carnevale la Cassazione annullava i processi con
la motivazione che “il giorno della nomina dei giudici popolari uno degli
avvocati difensori era assente”. Oggi a quanto pare il processo Enimont
e la condanna di Craxi sono stati annullati “perché il pubblico
accusatore non ha letto ad alta voce in aula le dichiarazioni rilasciate
dai testimoni in istruttoria”. E ascoltiamo la solita giaculatoria di procuratori,
giudici, dottori del diritto: “Siamo stupiti, non riusciamo a capire, attendiamo
di conoscere il dispositivo”.
Eppure non dovrebbe essere così difficile capire: la Cassazione
è lì per quello, per la quadratura finale del cerchio. Una
suprema corte che si occupa sistematicamente dei grandi processi ma che
ignora quelli ai ladri di polli. Un processo, quello Enimont, costato allo
Stato decine di miliardi attorno a cui per mesi si sono mossi tutti i mezzi
di informazione, moltitudini di avvocati, di poliziotti, di manager privati
e pubblici, una vicenda per cui sono già state emesse delle sentenze
definitive.
Tutto cancellato, tutto da rifare per via di un vizio di forma contemplato
dal famoso articolo 513 non si sa in quale sua edizione, forse la più
recente, riveduta e corretta. Un processo che aveva detto tutto ciò
che aveva da dire, in cui gli unici misteri riguardavano i rifugi in cui
alcuni degli imputati avevano nascosto il loro malloppo. Dubbi sul furto
colossale non ne esistevano e non ne esistono.
INFATTI il signor Cusani che aveva il compito di distribuire le “provviste”
con cui Gardini e gli altri della Montedison corrompevano i politici, ha
restituito alla giustizia una trentina di miliardi che gli erano rimasti
in portafoglio, pochi meno la vedova Cagliari da un conto che il marito
le aveva intestato in Svizzera. La società Deloitte e Touche per
la revisione dei conti ha ricostruito i tortuosi cammini che il denaro
faceva per raggiungere i paradisi fiscali e sparirvi: finte fatture per
consulenze immaginarie per miliardi che finivano alla Overton Incorporated,
banca dell’isola di Tortola, Virgin Island, viaggi avventurosi dalla Montedison
Finance alla Exilar International Sa e via di paradiso in paradiso.
Centinaia di miliardi scomparsi, processi kolossal, migliaia di fotografie
e di cronache sullo sceriffo Di Pietro che scoperchia le pentole dei ladri,
qualche condanna e alla fine la Cassazione rimette tutto in discussione
quando non risarcisce: settecento miliardi pagati dall’Imi agli eredi Rovelli,
gli altri ai palazzinari e ai fortunati che poi si ritrovano ai matrimoni
degli eredi di manager o ministri ladri rifugiati all’estero o recuperati
al viver sociale.
Buchi spaventosi ripianati rapinando i risparmi dei cittadini, degli
azionisti “del parco buoi” grazie alle superiori competenze dei finanzieri,
fiscalisti, grandi avvocati, grandi banchieri per conto dei quali ogni
tanto avviene la chiusura del cerchio, la sistemazione giuridica, le decorrenze
termini quando non le amnistie. A quando l’arresto dei giudici di Mani
pulite?
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