Diliberto
alla Procura milanese procedete
da Il Manifesto del 30.10.98
MA. C. - ROMA
E finalmente sulla vicenda Pinochet si comincia a muovere anche la
prudentissima Italia. “Alle 13,45 di oggi (ieri, ndr) abbiamo depositato
una denuncia al procuratore capo della repubblica di Roma, dottor Vecchione,
contro Augusto Pinochet quale responsabile della scomparsa e della morte
di tre cittadini italiani, Omar Roberto Venturelli Leonelli, Bruno Delpero
Panizza e Juan Maino Canales”.
Il vice presidente della commissione esteri del senato, il senatore
verde Stefano Boco, racconta di aver chiesto - nella denuncia - di promuovere
l’azione penale per i fatti esposti. “Ora - continua Boco - anche in Italia
si dovrà affrontare la discussione sulle responsabilità di
Pinochet e il Guardasigilli potrà valutare quanto chiedo a nome
dei Verdi, cioè l’estradizione di Pinochet in Italia”. Nella mattinata
di ieri, il ministro della giustizia, Oliviero Diliberto, aveva dichiarato
- polemizzando con “il manifesto” e replicando alle insistenti richieste
dei Verdi - che, pur comprendendo la necessità e l’utilità
delle prese di posizione politiche di questi giorni, esistono leggi e procedure
precise alle quali attenersi. In serata, tuttavia, il ministro ha finalmente
deciso di chiedere ufficialmente alla procura di Milano che si proceda
sulla base della denuncia contro Pinochet presentata dal cittadino cileno
Vicente Vergara Taquias, attualmente residente in Italia. “La scelta del
ministero - spiega la nota di Diliberto - è precisa e inequivoca”.
L’attesa sollecitazione riguarda dunque la denuncia depositata ieri
alla Procura della repubblica di Milano dall’esule Vicente Vergara Taquias,
cittadino cileno in Italia dal 1975 che, insieme ai vertici della Camera
del Lavoro di Milano, ha partecipato nel pomeriggio di ieri a un presidio
sotto il consolato cileno a Milano “per sostenere la campagna di denunce
degli esuli contro i crimini di Pinochet”. La manifestazione era stata
organizzata dall’Associazione Cile-Lombardia con l’adesione della Camera
del Lavoro di Milano, una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta
dal console cileno.
Segnali che la reazione italiana all’arresto del vecchio macellaio
di Santiago (e, soprattutto, alla retromarcia innestata dall’Alta corte
di Londra) comincia a levare la sua voce, arrivano ormai da più
parti. Una delle più significative è l’intervista rilasciata
a Radio Popolare dal professor Antonio Cassese, esperto di diritto internazionale,
che ieri ha criticato duramente l’operato della Corte di Londra. “Quello
che ha detto l’Alta corte è assolutamente erroneo e contrario a
tutto il diritto internazionale moderno - ha spiegato Cassese - perché
un capo di stato e di governo è immune da qualsiasi azione penale
e civile soltanto quando pone in essere atti nell’esercizio delle sue funzioni
e purché non commetta crimini internazionali”. La tesi della violazione
del diritto internazionale esplicitata da Cassese è stata sostenuta,
ieri a Ginevra, anche dall’Associazione americana dei giuristi per quanto
riguarda la limitazione dell’immunità al tempo in cui un capo di
stato è effettivamente in carica. Per quanto riguarda, invece, la
questione dei “crimini contro l’umanità” pinochettisti ci sono precisi
pronunciamenti Onu sottoscritti, nel 1984, anche da Gran Bretagna, Cile
e Italia.
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