Borrelli e D'Ambrosio no alla commissione 

da La Repubblica del 30.10.99

di CINZIA SASSO 
MILANO - È una stretta di mano plateale, nell'aula magna del Palazzo di giustizia, ospiti - ma per poco, quasi solo il tempo di quella stretta di mano - di un convegno di giornalisti e avvocati sull'informazione e la giustizia. Francesco Saverio Borrelli e Gerardo D'Ambrosio, il giorno in cui i giornali li descrivono divisi su tutto, si siedono vicini in platea, si scambiano quel saluto caloroso e rilasciano, a costo di forzare sia l'uno che l'altro recenti prese di posizione, dichiarazioni-fotocopia. Il significato, stavolta, è univoco e chiarissimo: no alla commissione d'inchiesta su Mani Pulite; no a proposte di amnistia. Le divergenze di ieri sul "caso Craxi" vengono spazzate via con toni infastiditi: avete inventato la frase "Craxi aveva ragione", assicura D'Ambrosio, che ripete di non averla mai pronunciata; i giornali si sono buttati "con una foga semplicemente indecente" sulle supposte diversità di vedute tra D'Ambrosio e me, si risente Borrelli, e aggiunge che in un Paese civile avere opinioni differenti non significa fare a cazzotti.
Smentito, dunque, che tra il terzo e il quarto piano del palazzo sia in corso una guerra, il procuratore generale e il procuratore ritrovano piena sintonia sulle ultime, non irrilevanti, questioni all'ordine del giorno. Una commissione d'inchiesta su Tangentopoli - dice D'Ambrosio partecipando a un convegno della Cgil sulla trasparenza negli appalti - non potrebbe aumentare le conoscenze sul fenomeno della corruzione. "La luce che si poteva fare - dice - si è fatta. C'era un sistema di collusione tra politici, amministratori e imprenditori che adesso per fortuna non c'è". E, per stroncare anche un'ipotesi di amnistia, aggiunge: "A meno che non stia per risorgere: in quel caso, semmai, potrebbe avere qualche chance di ritorno se noi facessimo veramente delle amnistie. All'amnistia sono contrario per principio, ma in più sono convinto che per il nostro paese sarebbe esiziale".
Poche ore più tardi, è Borrelli a bocciare, quasi con irritazione, entrambi i temi che il dibattito politico ha riportato in primo piano: "Sono stufo - esordisce - di rispondere a domande su queste questioni. Forse qualche tempo fa una commissione d'inchiesta sarebbe potuta servire, ma a questo punto è inutile perché ormai è solo uno spauracchio che di tanto in tanto viene agitato contro i magistrati, con intenti punitivi. Mi pare di capire che l'intenzione sarebbe quella di fare una commissione su Mani Pulite, non su Tangentopoli". E l'amnistia? "Dobbiamo parlarne ancora? Le amnistie hanno un senso solo in casi particolarissimi e solo in momenti di svolta. E mi sembra che l'unica svolta, in questo momento, sia negli umori, non certo nelle cose... Sono contrario a provvedimenti decisi così, tanto per fare...". 
Il ritorno di Craxi, la battaglia sul fronte giudiziario per il suo rientro, l'argomento, insomma, che per due giorni ha spaccato il Palazzo di giustizia, sembra intanto rientrato nell'oblio. Giannino Guiso, uno degli avvocati dell'ex leader socialista, anche se ieri mattina è andato a parlare con Maurizio Grigo, il gip che ha firmato l'ultimo mandato di cattura, ripete che l'unica cosa importante, ora, sono le condizioni di salute di Craxi. Del resto, da qualsiasi parte la si prenda, la questione della libertà per Craxi appare veramente difficile da risolvere, al di là delle manifestazioni di buonismo del capo della Procura. Due sentenze passate in giudicato e due processi con condanne che aspettano il vaglio della corte d'appello rendono disperata la ricerca di qualsiasi alchimia per consentire un ritorno indolore. 
E questo, prima di tutti, è chiaro ai difensori, che mentre da una parte stanno lavorando sul fronte dei ricorsi alla Corte europea di giustizia, dall'altra non hanno presentato alcuna richiesta di differimento pena. Anche D'Ambrosio, ieri, dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi ("Se devo scegliere tra la tutela della vita umana e mandare a tutti i costi uno in prigione, scelgo la vita umana") ha precisato: "Craxi è un cittadino come gli altri, come tutti quelli che sono stati condannati e che quindi possono avere diritto al differimento della pena nei casi previsti dalla legge". Lo stesso concetto espresso da Francesco Saverio Borrelli.