| Università,
in arrivo il numero chiuso ma non per Legge
da Il Messaggero del 4.5.99
di ANNA MARIA SERSALE
ROMA - Università, arriva la legge sul numero chiuso. E’ pronta
e verrà presentata dal ministro Ortensio Zecchino al prossimo Consiglio
dei ministri, che si terrà venerdì prossimo. Sbarramenti
per tutte le facoltà di area medica: medicina e chirurgia, veterinaria,
odontoiatria. Posti limitati anche ad architettura. Si ratifica una situazione
più o meno consolidata, contro la quale le organizzazioni studentesche
continuano a battersi.
A questo pacchetto di divieti se ne aggiungono altri: per i «corsi
di nuova istituzione» si dà carta bianca ai singoli atenei,
nell’ambito della programmazione del sistema universitario. A numero chiuso
anche alcune ”lauree brevi”, per la «formazione del personale sanitario
infermieristico, tecnico e della riabilitazione».
Per Legge, invece, una delle facoltà più esplosive, gli
ingressi restano liberi. Viene così sancito il principio che i medici
sono a numero chiuso, mentre gli avvocati no. Fanno eccezione le scuole
di specializzazione «per le professioni legali», in questi
casi, infatti, i posti sono contati. Tetto di iscrizioni anche per scienze
della formazione primaria e per le scuole di specializzazione per l’insegnamento
secondario. Infine, limitazioni per tutti i diplomi universitari che prevedano
«il tirocinio come parte integrante». Come verranno stabilite
le quote per ciascun ateneo? Ci sarà un decreto annuale del ministro,
sentiti i dicasteri interessati.
Il ministro Zecchino disegna così la mappa del numero chiuso.
Una spina nel fianco del governo, visto l’alto numero di ricorsi al Tar
presentati (e quasi sempre vinti) dagli studenti, che invocano il diritto
allo studio. «E’ l’Unione europea a imporre certi orientamenti»,
hanno sempre sostenuto governo e ministri in carica, aggiungendo che l’università
non può accogliere tutti se deve garantire qualità dello
studio e sbocchi professionali. «Già, ma il numero chiuso
è inaccettabile», incalzano i giovani dell’Udu, l’Unione degli
universitari di sinistra. Fiorino Iantorno, uno dei più battaglieri
studenti dell’ateneo di Siena, dice: «Va ribaltata la logica, il
governo deve garantire a tutti la possibilità di formarsi, smettendo
di difendere gli interessi delle corporazioni professionali».
Gli studenti, per ora, resteranno delusi. Anche perchè l’articolo
3 del disegno di legge, riprendendo precedenti criteri direttivi, lascia
agli atenei grandi spazi di manovra: «La ripartizione dei posti si
farà tenendo conto della potenzialità formativa comunicata
da ciascun ateneo». Sulla base dei seguenti parametri: «Posti
nelle aule, attrezzature e laboratori, personale docente, servizi e tutorato».
Su questo continuerà il braccio di ferro: «Non possiamo essere
penalizzati - affermano gli studenti - dall’esiguità delle strutture.
Il governo investa fondi nell’università».
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