COME SI TRASFORMA L'AVVOCATO

LE DONNE, I DIRITTI E I BISOGNI

Di Palma Balsamo

Due talpe assai operose hanno lavorato tutta l'estate per assicurarsi un rifugio per l'inverno. Quando arriva la brutta stagione un porcospino, assai meno previdente, chiede di poter condividere la tana con le talpe, spaventate di dover ospitare il porcospino in uno spazio tanto ristretto, con il rischio di rimanere ferite dai suoi aculei. 
Come  dovrebbero comportarsi le talpe? E' la domanda che Carol Gilligan, una psicologa statunitense, ha rivolto ad un gruppo di ragazzi di entrambi i sessi .
La maggior parte dei maschi ha risposto che le talpe dovrebbero cacciar via il porcospino, anche ricorrendo alle maniere forti in caso di rifiuto, perché sono state loro a costruire la tana. La maggior parte delle ragazze ha invece sviluppato soluzioni diverse nel tentativo di contemperare i bisogni e minimizzare il danno per tutti, come coprire il porcospino con una coperta o chiedergli di dare una mano ad allargare la tana.
Dallo studio condotto è risultato che la assoluta maggioranza  degli uomini e circa un terzo delle donne ragionano in base a principi e regole astratte, valutando in base a questi i diritti in competizione. Le donne assai più frequentemente, anche se non in maniera esclusiva, ragionano secondo una prospettiva di "cura", che si basa sulle nozioni di responsabilità, solidarietà umana e protezione. Più comunemente rielaborano regole o principi per cercare soluzioni che complessivamente compongano i bisogni della gente.
La predisposizione a tale etica della "cura" è stata più volte analizzata(1), anche con una certa preoccupazione di certi ambienti femminili sulle possibili conseguenze discriminatorie che potrebbero derivare dal porre l'accento sulle differenze.
Quale che sia stato individuato come il fondamento di questa differenza, che sia l'esperienza dell'esclusione e dell'oppressione, o i legami fisici ed emozionali con la maternità , è oggi sufficientemente accertato nel mondo scientifico che " il punto focale, quello che fa la scena della differenza, è costituito da una formula che connette la relazione fra donne alla capacità di ripensare in maniera curativa, rivolta a tutti i viventi, alcuni aspetti della nostra civiltà".(2)
Ecco perché un recente studio dell'American Bar Association ha concluso che "L'elemento che ha modificato più profondamente l'American bar negli ultimi decenni è stato l'ingresso in larga scala delle donne nella professione" (3) 
Ma in che modo rischia di cambiare la professione?
Le donne tendono ad adottare approcci meno conflittuali, più tendenti alla mediazione. Sono più sensibili ai bisogni ed agli interessi dei clienti tanto quanto ai bisogni ed agli interessi di coloro che con i clienti sono in relazione, familiari o dipendenti ad esempio. Impiegano differenti sensibilità etiche e morali nell'applicazione della legge, usano uno stile meno gerarchicamente manageriale e sono più spesso determinate da motivazioni altruistiche o di giustizia sociale. Più facilmente sviluppano una maggiore integrazione tra il lavoro e la vita familiare, in cerca di quella che la letteratura descrive come soddisfazione "orizzontale", anziché "verticale".(4) 
La differenza , del resto, è già stata rilevata fra gli studenti di diritto.
In un indagine condotta negli USA nel 1988 (5) fu rilevato che, in termini di etica o morale, le studentesse tendevano a considerare più importanti i fattori contestuali( cioè quelli basati su relazioni, cura e comunicazione) mentre gli studenti davano maggiore considerazione a fattori astratti (relativi alla logica, ai diritti ed alla giustizia astrattamente considerata) . Similmente Sandra Janoff evidenziò nel 1989 che la maggioranza delle studentesse mostra all'inizio del periodo scolastico un marcato orientamento verso un'etica della cura, mente la maggior parte degli  studenti di sesso maschile evidenzia nel ragionamento morale un orientamento verso i diritti L'orientamento verso l'etica della cura valorizza l'armonia interpersonale, il mantenimento delle relazioni, i bisogni e i sentimenti della gente e la prevenzione dei danni. Per la soluzione dei conflitti ci si chiede cosa meglio tiene in vita le relazioni, di cosa ha bisogno la singola persona, e come non danneggiare se  stessi o gli altri. Nell'orientamento ai diritti l'attenzione è focalizzata su regole, standards, individualità, indipendenza, oggettività, ambizioni, principi, credenze personali, risultati, libertà dall'interferenza degli altri. I problemi sono risolti con  l'analisi imparziale delle domande in competizione, determinando quali valori o diritti sono più importanti da sostenere,  e valutando il peso delle conseguenze negative e positive di una decisione.
La scoperta più interessante tuttavia indicava che c'era una significativa diminuzione dell'orientamento della cura in favore di quello dei diritti già alla fine del primo anno di scuola nelle donne, mentre l'orientamento maschile non si modificava in maniera significativa, se non per divenire, forse, più radicato. 
Constatato che gli studenti di diritto tacitano le loro tendenze verso la cura per allinearsi alle posizioni dominanti nelle scuole, che generalmente tendono al ridurre al silenzio gli aspetti di cura e non incoraggiano il lato relazionale della natura umana, avendo come principale obiettivo quello di insegnare agli studenti a pensare come un avvocato( laddove pensare come un avvocato significa focalizzare sui diritti e porsi in uno stato emozionale neutro), questa analisi concludeva che lo stile di ragionamento della professione legale è in modo schiacciante mascolino, che gli studenti, anche quelli di sesso femminile si uniformano a tale modo di ragionare già alla fine del primo anno, e dunque che non è probabile che la professione cambi per effetto dell'ingresso delle donne.
Eppure la modifica della professione forense in modo da comprendere un orientamento alla cura  è una delle soluzioni maggiormente sollecitate per la crisi del professionalismo.
In particolare il calo della stima pubblica per gli avvocati può essere direttamente correlato alla difficoltà nella comprensione dei problemi dei propri clienti, ed anche ad una differenza dei valori morali che fan si che gli avvocati vengano percepiti come freddi,  insensibili, troppo logici, aggressivi, competitivi. I clienti possono avvertire l'avvocato come disinteressato a tutto tranne che ai fatti processualmente rilevanti, eccessivamente orientato alle regole astratte. Seppure gli avvocati tipicamente impersonano l'ideale di razionalità e imparzialità che può essere necessario per un sistema legale equo e prevedibile, possono essere carenti del contrappeso dell'ideale femminile della cura e della compassione, e  tale carenza viene mal accettata dalla gente che  conta su entrambi.
Le relazioni degli avvocati con i propri clienti soffrono spesso per la preferenza del professionista per l'analisi oggettiva ed il ragionamento astratto e la mancanza di sensibilità per i problemi umani, emozionali, interpersonali. Eppure gli avvocati sono nel loro lavoro inestricabilmente coinvolti in conflitti  e materie interpersonali. Queste caratteristiche, se possono essere adatte ad evitare atteggiamenti e strategie eccessivamente emozionali sui casi dei propri clienti,  mal si adattano ad altri aspetti importanti dell'esercizio della professione, quali ad esempio la prestazione di consulenza o l'intervento per una transazione.
Se è vero che "la domanda si servizi legali si sta orientando verso una richiesta crescente di consulenza" e che le professionalità esterne alle imprese "saranno richieste più per l'assistenza nell'adozione o nell'interpretazione delle norme, che non per l'assistenza nel contenzioso" (6), sarà inevitabile una trasformazione del modo di concepire il ruolo dell'avvocato ed una progressiva "femminilizzazione" delle caratteristiche professionali. Le donne sono già migliori negoziatori e mediatori degli uomini perché sono più a loro agio con le tecniche cooperative e le soluzioni non contenziose dei problemi, perché portatrici di un sedso ntico che maggiormente tende a comporre le relazioni e le interdipendenze.
Di fronte ad un dilemma etico non vi sono sostanziali differenze fra uomini e donne riguardo a certe aree del diritto, ad esempio quello commerciale o societario, o in tutti quei casi in cui le norme di deontologia professionale sono chiare. Ma, interrogati sulla possibilità di rivelare informazioni contrarie ai propri clienti in un caso di custodia di minore, al fine di proteggere gli interessi del bambino, la metà degli avvocati di sesso femminile ha risposto affermativamente contro soltanto il 24% degli uomini.
Vi è da dire che tutti gli studi sull'argomento si basano su rilevazioni empiriche e che le risultanze sono viste in modo piuttosto problematico dalle donne stesse, che si chiedono cosa si vuole dimostrare. Che le donne portano nella professione abilità e talenti differenti? O sarebbe più rassicurante scoprire che queste generalizzazioni coincidono con datati stereotipi e che non esistono in realtà differenze significative? E' compatibile l'aspettativa di uguaglianza quando si reclama una differenza? Ma è vero progresso adeguarsi  al modello maschile per apparire realistici ed efficaci? Quali i rapporti tra la "cura" , il potere, le sue leggi e i suoi simboli?
"La cura è una protezione, ma per funzionare non deve essere temuta, il che significa che non può essere letta come un potere e di fatto non è riportabile a ciò che comunemente intendiamo come potere" (7)
Le donne ricostruiranno la professione ed il sistema legale in modo più cooperativo, più contestualizzato, meno vincolato alle norme, più responsabile verso gli altri quanto verso i propri clienti, più consapevole dei fini sociali, riorganizzeranno la professione in modo da renderla compatibile con l'equilibrio familiare e la salute psico-sociale, e sposteranno l'enfasi legale dai diritti ai bisogni.
 
 
 
 

(1) Foucault, Come si esercita il potere?, 1982
(2) Angela Putino, Amiche mie isteriche, Cronopio 1998
(3) Nelson, Gendered Creer Paths in the law, 1996
(4) Lawyer, Know thyself:a review of empirical research on attorney attributes bearing on professionalism ,Susan Daicoff  in American University Law Review, June 1997
(5) Project:Gender, legal education, and the legal profession. An empirical study of Stanford Law Students and Graduates, in Stanford Law Review, 1209, 1988
(6) L'evoluzione dell'Avvocatura fra logica professionale e orientamento al mercato, ed. Il Sole 24 ore ,97
(7) Angela Putino cit.